Quel che resta sotto il Molo di Yulpo – Il Mistero di Kim e Chew
Era un venerdì pomeriggio, il 31 agosto 2007. Kim e Chu, due giovani universitari innamorati, scesero mano nella mano sulla sabbia argentata di Yulpo Beach, sulla punta più a sud della Corea del Sud. Il sole stava calando, il mare rifletteva sfumature dorate, e i pescherecci all’orizzonte sembravano immobili cartoline. Alle loro spalle, le montagne verdi incorniciavano quel piccolo paradiso. Non potevano credere che un luogo così bello e tranquillo fosse a solo un’ora di treno dalla frenetica città dove studiavano.
Kim, 21 anni, era atletico, solare, pieno di entusiasmo. Chu, 20 anni, più riservata e riflessiva, lo adorava. Per lei, Kim era il primo vero amore. Questo era il loro primo viaggio insieme. Doveva essere un weekend di risate, fotografie, passeggiate sul bagnasciuga.
La corsa improvvisa
Dopo il lungo viaggio in treno, decisero di iniziare esplorando il molo dei pescatori, poco distante. Era un posto tranquillo, fuori dai soliti giri turistici. Camminavano lungo la riva, quando all’improvviso Kim si fermò, strinse la mano di Chu e indicò qualcosa in lontananza. Senza dire una parola, cominciò a correre, e Chu lo seguì.
Quella fu l’ultima volta che furono visti in vita.
Un silenzio inquietante
Il giorno dopo, Chu non chiamò sua madre come promesso. I telefoni di entrambi erano spenti. Le famiglie, sapendo quanto fossero responsabili e attenti, capirono subito che qualcosa non andava. Le denunce di scomparsa partirono immediatamente.
La polizia iniziò a cercarli, ma senza punti di riferimento. Nessuno aveva visto nulla di strano. I pochi testimoni li descrivevano come una coppia affiatata, felice. Nessun litigio, nessun allarme. Le ricerche andarono avanti tutto il weekend, ma senza risultati.
Poi, il 3 settembre, un pescatore trovò il corpo di Chu in acqua. Due giorni dopo, emerse anche quello di Kim. Entrambi così irriconoscibili che ci volle l’autopsia per confermarne l’identità. Avevano diverse fratture, ma nessuno riusciva a dire se fossero state causate da un'aggressione o dal mare stesso.
Caso chiuso. Troppo in fretta.
La polizia archiviò il caso: forse un incidente, forse un doppio suicidio. Le famiglie si opposero con forza. Non aveva senso. Nessuna prova concreta, nessuna motivazione. Ma il caso fu chiuso.
Fino al 26 settembre.
Quel giorno, due giovani turiste vennero ritrovate morte, sempre nei pressi di Yulpo. Anche loro con fratture simili. Anche loro erano lì solo per un weekend. La coincidenza era troppo forte per essere ignorata. Il caso di Kim e Chu venne riaperto.
La foto che raccontava tutto
Un detective, riesaminando il materiale raccolto, si soffermò sulle fotografie scattate da Chu con la sua fotocamera. Tra le ultime immagini, ne trovò una scattata sotto il molo. Mostrava Kim e Chu vicini, affacciati verso qualcuno fuori dall’inquadratura. Un’altra immagine mostrava un uomo anziano, magro, alla guida di una barca: Oh Jong-geun.
Oh era un pescatore settantenne, noto in zona per vendere polpi al mercato. Quando Kim e Chu lo videro, stava per salpare con la sua barca. I ragazzi gli chiesero se potevano unirsi a lui, solo per fare un breve giro in mare. Lui, inizialmente titubante, accettò.
L’orrore in mare aperto
Oh Jong-geun era un uomo che, dietro un’apparenza mite e riservata, nascondeva qualcosa di oscuro. Quando accettò di portare i due ragazzi con sé, sapeva già cosa sarebbe successo. Appena sufficientemente lontano dalla riva, spinse Kim fuori bordo e lo colpì ripetutamente con un uncino metallico. Lo massacrò mentre cercava disperatamente di tornare sulla barca. Poi toccò a Chu. Fu lo stesso rituale brutale, senza una parola.
Dopo averli uccisi, Oh tornò a riva e vendette i suoi polpi come ogni altro giorno.
Il dettaglio che lo incastrò
Quattro settimane dopo, quando le due turiste scomparvero, una di loro riuscì a mandare un messaggio: “sono in pericolo su una barca.” Quel messaggio fu la chiave. Quel giorno in mare c’era solo un’imbarcazione registrata nella zona: quella di Oh Jong-geun.
Grazie a quel dettaglio, alla foto scattata da Chu e a una serie di riscontri successivi, la polizia riuscì a ricostruire tutto. Oh venne arrestato. Confessò senza mai spiegare veramente il perché. Parlava solo di “impulsi incontrollabili.”
Giustizia
Oh Jong-geun fu condannato a morte. È tuttora il più anziano detenuto nel braccio della morte in Corea del Sud.
Kim e Chu volevano solo vedere il mare da un’altra prospettiva. Ma sulla barca di Oh, trovarono il volto più oscuro e inspiegabile della natura umana.