Le Strade Silenziose di Casevo: L'Ossessione Mortale di un Giornalista

In un angolo remoto della Macedonia, ai piedi di una montagna, sorge Casevo: un paese dove il tempo scorre lento e silenzioso. Ma la sera del 7 maggio 2008, qualcosa spezzò quella quiete.

Zavanna Temelkoska, 65 anni, stava preparando la cena nella sua cucina, aspettando il figlio, Zauron. L'aria tiepida della sera entrava dalle finestre aperte. All'improvviso, il telefono squillò, stridendo nel silenzio domestico. Una voce amica, carica di urgenza, le chiese: "Hai sentito?" Un terribile incidente stradale era appena avvenuto a Casevo e, secondo le voci, Zauron era coinvolto.

Senza esitare, Zavanna abbandonò tutto e si precipitò fuori dall'appartamento. Una vicina, vedendola fuggire, chiese se fosse tutto a posto, ma Zavanna, sopraffatta dal terrore, gridò solo che stava correndo all'ospedale.

A car driving down a street next to tall buildings

Poco dopo, alla porta della stessa vicina bussò proprio Zauron, illeso e confuso. "Avete visto mia madre?" chiese. Doveva essere a casa per cena. Quando la vicina gli raccontò dell'incidente, Zauron negò di essere mai stato coinvolto. Inquieto, chiamò subito l'ospedale: nessuna notizia, nessun ferito.

Con il passare delle ore, l'angoscia crebbe. Zavanna sembrava svanita nel nulla. La denuncia di scomparsa fu inevitabile.

Nove giorni passarono senza risposta. Poi, il 16 maggio, il giornalista locale Vlado Taneski ricevette una soffiata dalla polizia: Zavanna era stata ritrovata. Morta. Il suo corpo, martoriato da botte, strangolamenti e coltellate, era stato avvolto nella plastica e abbandonato in una discarica abusiva vicino allo stadio del paese.

I suoi oggetti personali erano ancora addosso: non era stata una rapina. Chi avrebbe potuto odiare tanto una donna semplice come Zavanna?

Vlado, noto per la sua ostinazione nel svelare verità scomode, sentì che c'era molto di più sotto quella tragedia. Prese il suo taccuino e cominciò a indagare.

Una Teoria Inquietante

Visitò la casa di Zavanna, intervistò Zauron, ascoltò i racconti dei vicini. Ogni frammento raccolto alimentava una teoria sempre più cupa. Non era solo un omicidio. Era qualcosa di più grande.

Il 19 maggio, il suo articolo esplose sui giornali locali con un titolo che ghiacciò il sangue: "Un Serial Killer si Nasconde a Casevo".

Vlado collegò la morte di Zavanna a due omicidi precedenti: Mitra Simdjanoska (2005) e Lubitsa Lukoska (2007), entrambe donne povere, anziane, e... addette alle pulizie. Un filo rosso insanguinato che sembrava invisibile fino a quel momento.

Il suo pezzo accusava apertamente la polizia di negligenza e suggeriva che i veri colpevoli dei precedenti omicidi non fossero mai stati catturati.

brown paper and black pen

Il Gioco Si Ribalta

La polizia, irritata ma costretta a muoversi, riaprì le indagini. Intanto, Vlado notò di essere seguito, pedinato a ogni passo.

All'inizio di giugno, tre sospetti furono individuati. Sembrava questione di giorni prima dell'arresto.

Il 20 giugno, il direttore di Vlado ricevette una telefonata: "Abbiamo il colpevole". Ma quando tentò di avvisare Vlado, lui non rispose. Nessuno riuscì a trovarlo.

Poche ore dopo, la polizia fece irruzione in una casa modesta e arrestò un uomo. Il nome? Vlado Taneski.

Il Mostro Dietro la Penna

Dietro la facciata di giornalista impegnato, Vlado covava un odio profondo verso la madre, morta nel 2002. Un rancore che lo spinse a uccidere donne che gliela ricordavano.

Aveva costruito ogni pezzo della sua "inchiesta" per depistare testimoni inventati, allarmi falsi, come quello della finta notizia dell'incidente di Zauron, mandata alla radio da lui stesso.

La sua rovina fu un dettaglio: descrisse nei suoi articoli particolari mai divulgati dalla polizia, come l'uso di cavi telefonici per strangolare le vittime. La polizia non aveva mai reso pubblica quella informazione.

Con il DNA a incastrarlo, Vlado venne arrestato e accusato di due omicidi su tre.

Tre giorni dopo, il 23 giugno, fu trovato morto nella sua cella: "annegato" in un secchio d'acqua. Nessun detenuto vide nulla. Il caso fu chiuso.